L’Italia rilancia la propria sfida nel campo dell’intelligenza artificiale e guarda sempre più al continente africano come terreno strategico per innovazione, sviluppo e relazioni internazionali.
È in questo contesto che nasce l’AI Hub per lo Sviluppo Sostenibile, il progetto presentato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, alla stampa estera a Roma e poi ufficialmente inaugurato presso la sede dell’UNDP. Un’iniziativa che punta a ridurre il divario digitale in 14 Paesi africani, cuore del Piano Mattei, e a trasformare l’Africa da semplice destinataria di tecnologia in partner protagonista dell’ecosistema dell’IA.
Ma non è tutto. L’Italia si candida anche a ospitare una delle quattro gigafactory europee dedicate all’intelligenza artificiale previste dal nuovo AI Continent Action Plan della Commissione Europea.
Un progetto ambizioso che intreccia politica industriale, cooperazione internazionale e visione geopolitica, con l’obiettivo di ritagliarsi un ruolo da protagonista nella corsa globale all’innovazione tecnologica.
L’Africa al centro del Piano Mattei
Non solo energia o infrastrutture: il Piano Mattei si apre sempre di più all’innovazione tecnologica. L’AI Hub per lo Sviluppo Sostenibile si inserisce infatti nella strategia italiana di cooperazione con 14 Paesi africani, tra cui Algeria, Egitto, Kenya e Senegal, con l’obiettivo di portare l’intelligenza artificiale dentro i tessuti produttivi locali e di far crescere nuove competenze digitali sul continente.
L’iniziativa nasce dalla consapevolezza che lo sviluppo tecnologico rappresenta una condizione necessaria per la stabilità economica e sociale. Secondo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, “l’Africa rischia di rimanere esclusa dalla rivoluzione digitale, perché oggi ha accesso a meno del 2% della capacità globale dei data center”. Un dato che fotografa un divario profondo e rischioso, non solo dal punto di vista economico ma anche geopolitico, perché la corsa all’intelligenza artificiale determina sempre più gli equilibri internazionali.
Il continente africano, infatti, non è solo ricco di risorse naturali, ma possiede un capitale umano enorme e in crescita. Con una popolazione giovane, oltre il 60% degli africani ha meno di 25 anni, l’Africa è destinata a diventare, entro pochi decenni, l’area più popolosa al mondo. In un contesto globale dove tecnologia, dati e competenze digitali sono la nuova ricchezza, lasciare indietro l’Africa significherebbe alimentare disuguaglianze e tensioni, con il rischio concreto di alimentare nuove migrazioni e instabilità.
Per questo, ha spiegato Urso, “colmare il divario tecnologico diventa strategico sia per l’Africa sia per l’Europa”. Non si tratta soltanto di trasferire tecnologie dall’Occidente, ma di creare le condizioni affinché gli innovatori e gli imprenditori africani possano sviluppare soluzioni adatte ai propri mercati locali, diventando protagonisti anche sui mercati globali. L’AI Hub, in questo senso, rappresenta un ponte tra continenti, basato su partnership paritarie e su un modello di sviluppo che punta a essere inclusivo, sostenibile e rispettoso delle specificità dei territori.
Il messaggio del governo italiano è chiaro: l’Africa non è più solo un continente da aiutare, ma un partner con cui costruire il futuro dell’economia digitale globale. E l’AI Hub è uno degli strumenti con cui il Piano Mattei vuole trasformare questa visione in realtà.
Le ambizioni dell’AI Hub
Nel dettaglio, l’AI Hub poggia su quattro iniziative chiave.
La prima è la Piattaforma AI Hub, dotata di un chatbot “coach” e di strumenti di matchmaking per connettere innovatori, governi e aziende. La seconda è la Coalizione Africa Green Compute, che punta a garantire infrastrutture di calcolo sostenibili e a basso impatto energetico. Il terzo pilastro è il Compute Accelerator, dedicato a startup e imprese africane che sviluppano soluzioni basate sull’IA, offrendo accesso al calcolo ad alte prestazioni e mentorship tecnica.
Infine, il Programma AI Infrastructure Builder sostiene costruttori di data center, reti e hardware strategici, promuovendo partnership tra governi, investitori e operatori privati.
La missione dell’AI Hub è chiara e al tempo stesso ambiziosa: costruire, entro pochi anni, un ecosistema dell’intelligenza artificiale in Africa che sia inclusivo, sostenibile e soprattutto in grado di competere sui mercati globali. Si tratta di dare alle imprese africane la possibilità di sviluppare soluzioni innovative, modellate sulle esigenze locali e pronte a farsi strada anche oltre i confini del continente.
Gli obiettivi fissati dal progetto parlano il linguaggio dei numeri: entro il 2028 si punta a favorire dieci grandi investimenti esteri nelle filiere dell’IA, sostenere la nascita e la crescita di fino a 500 mila start-up africane attive nell’intelligenza artificiale e avviare tra 30 e 50 partnership ad alto impatto nel settore privato. È un piano che, se raggiunto, potrebbe cambiare radicalmente il volto dell’industria tecnologica africana, contribuendo a far emergere un nuovo polo di innovazione su scala globale.
“Chi fa impresa o ricerca in Africa ha bisogno che il divario tecnologico venga colmato. L’AI Hub non è solo un progetto di sviluppo, ma una grande occasione di crescita reciproca”, ha sottolineato il ministro Adolfo Urso, rimarcando la visione del governo italiano.
Dietro questi numeri, c’è la consapevolezza che l’Africa rappresenta una straordinaria riserva di talenti e di idee. Tuttavia, senza infrastrutture digitali adeguate, senza capacità di calcolo e senza investimenti mirati, il rischio è che queste potenzialità restino inespresse o, peggio, si disperdano verso altre aree del mondo. L’AI Hub intende invertire questa rotta, creando le condizioni per trattenere i giovani talenti africani e trasformarli nei protagonisti dell’economia digitale del futuro.