Con l’approvazione definitiva al Senato, l’Italia compie un passo storico nella protezione degli animali, riconoscendoli come esseri senzienti e titolari di diritti. Una riforma attesa da oltre vent’anni, che cambia radicalmente l’impianto giuridico della materia: non più reati “contro il sentimento dell’uomo verso gli animali”, ma veri e propri delitti contro gli animali, in quanto soggetti tutelati in sé.
Il nuovo testo introduce pene più severe, nuove fattispecie di reato e misure di prevenzione ispirate al codice antimafia. Si tratta di un cambio di paradigma che allinea la normativa italiana agli standard europei e recepisce, finalmente, il principio cardine sancito dal Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea: gli animali non sono cose, ma esseri dotati di sensibilità e capaci di provare dolore e sofferenza.
Dal maltrattamento all’uccisione, dai combattimenti clandestini al traffico di cuccioli, passando per l’abbandono e la distruzione dell’habitat naturale: la legge colpisce duramente chi infligge violenza o sfrutta gli animali per profitto, introducendo aggravanti e sanzioni esemplari.
Nei paragrafi seguenti analizziamo nel dettaglio tutte le novità della riforma, le pene previste, le misure accessorie e le implicazioni per i cittadini, le forze dell’ordine e le associazioni animaliste.
Le principali novità della riforma
Il cuore della riforma è rappresentato dalla riscrittura del Titolo IX-bis del Codice penale, che ora parla esplicitamente di “delitti contro gli animali”, abbandonando la vecchia dicitura incentrata sul sentimento umano.
Questo passaggio è giuridicamente decisivo: per la prima volta, l’ordinamento italiano riconosce agli animali uno status autonomo, fondato sul principio della loro senzienza e dunque sulla capacità di provare dolore, paura, piacere e altre emozioni complesse.
La nuova legge introduce quindici articoli che modificano e integrano norme penali e procedurali, aumentando le pene detentive e pecuniarie per i reati già previsti e introducendo nuove fattispecie finora poco o per nulla considerate.
Vengono inasprite le sanzioni per maltrattamenti, sevizie e uccisioni, soprattutto in presenza di aggravanti come la premeditazione, l’uso di armi, la presenza di minori o la diffusione di immagini e video tramite social network e piattaforme online.
Una delle innovazioni più significative riguarda i combattimenti tra animali, che diventano reati punibili con pene fino a 4 anni di reclusione e sanzioni fino a 160.000 euro. E attenzione, perché la legge colpisce non solo chi organizza questi eventi, ma anche chi vi partecipa o scommette.
Sono inoltre previsti nuovi reati per l’allevamento e l’addestramento di animali destinati ai combattimenti, e si introduce la possibilità di applicare le misure preventive del codice antimafia – come la sorveglianza speciale o l’amministrazione giudiziaria – a chi si renda responsabile abitualmente di questi crimini.
Altrettanto rilevante è il rafforzamento delle misure contro il traffico illecito di cuccioli, con l’introduzione di sanzioni penali più dure e la revoca definitiva dell’autorizzazione commerciale per chi commette più violazioni in un triennio. Anche l’abbandono e la mancata identificazione degli animali domestici vengono sanzionati più severamente, e per la prima volta a livello nazionale viene stabilito il divieto di tenere i cani alla catena, con multe che possono arrivare fino a 5.000 euro.
La riforma, infine, rafforza il ruolo delle associazioni riconosciute dal Ministero della Salute, che potranno intervenire nei procedimenti penali, impugnare i sequestri e chiedere il riesame dei provvedimenti. Viene anche regolato l’affido definitivo degli animali sequestrati e si vieta esplicitamente l’abbattimento degli animali coinvolti in procedimenti giudiziari, anche quando non sottoposti a sequestro.
Questa nuova impostazione segna una svolta profonda e sistemica, che mira non solo a punire con maggiore efficacia, ma anche a prevenire gli abusi, promuovendo un modello culturale più consapevole e rispettoso nei confronti di ogni forma di vita.
Quali sono i rischi?
Come abbiamo già avuto modo di anticipare, con l’entrata in vigore della nuova legge, il sistema sanzionatorio nei confronti di chi maltratta, uccide o sfrutta gli animali viene radicalmente rafforzato.
Le pene detentive e pecuniarie aumentano in modo significativo, nella convinzione che solo una risposta penale seria possa disincentivare comportamenti violenti e promuovere un effettivo cambiamento culturale.
Per il reato di maltrattamento di animali, la reclusione passa da un massimo di 18 mesi a un minimo di 6 mesi fino a 2 anni, accompagnata da una multa che può arrivare a 30.000 euro. Chi invece uccide un animale rischia da 6 mesi a 3 anni di carcere e una sanzione pecuniaria tra i 5.000 e i 30.000 euro, ma se l’uccisione è preceduta da sevizie o motivata da crudeltà, la pena si inasprisce fino a 4 anni di reclusione e una multa raddoppiata, fino a 60.000 euro.
Particolarmente severe sono le misure contro i combattimenti clandestini: chi li organizza, vi partecipa o li promuove può essere condannato fino a quattro anni di carcere e a un’ammenda che può raggiungere i 160.000 euro. Anche lo spettatore, lo scommettitore o il semplice partecipante non sono esclusi: per loro è prevista una pena che va da 3 mesi a 2 anni di reclusione.
Un altro fronte su cui la legge interviene è quello del danneggiamento o dell’uccisione di animali altrui, ora perseguibili d’ufficio con pene che vanno da 1 a 4 anni. Viene punito anche chi traffica cuccioli o li commercia senza rispettare le norme: oltre alla pena detentiva, è prevista la revoca definitiva dell’autorizzazione commerciale in caso di reiterazione.
L’abbandono di un animale, così come la sua detenzione in condizioni incompatibili con la sua natura, è sanzionato con l’arresto fino a 1 anno e con un’ammenda fino a 10.000 euro. Inoltre, se l’abbandono avviene in strada e viene rilevato, si aggiungono sanzioni accessorie previste dal Codice della Strada, come la sospensione della patente di guida.
Aggravanti specifiche, introdotte per la prima volta in modo sistematico, rendono più gravi tutte queste condotte se commesse alla presenza di minori, se diffuse tramite strumenti informatici o se coinvolgono più animali contemporaneamente. In tutti questi casi, le pene possono essere aumentate fino a un terzo.