Nel cuore di chi ha vissuto il calcio degli anni ’90, il nome di Beppe Signori evoca velocità, sinistro fulminante e quella fascia sinistra percorsa con naturalezza e istinto.
Oggi, a distanza di anni dai suoi 188 gol in Serie A, l’ex attaccante di Lazio, Bologna e Nazionale italiana guarda con lucidità e un pizzico di nostalgia al mondo del pallone contemporaneo. In una lunga chiacchierata, Signori riflette sui cambiamenti che hanno stravolto il gioco, dalle partite spezzettate in ogni giorno della settimana, agli ingaggi stellari, fino al ruolo invadente del Var, ma non manca di riconoscere i privilegi della sua generazione, né di lanciare un messaggio chiaro ai giovani che sognano una carriera nel calcio: “Passione e studio, sempre. Non solo nel calcio, ma in ogni mestiere”.
La nostalgia del calcio di una volta: “Mi mancano le partite della domenica”
Per Beppe Signori, il cambiamento più evidente nel calcio moderno è il modo in cui è stato spezzettato il rito della partita. “Mi mancano le partite giocate tutte di domenica”, racconta con un velo di malinconia. “Un tempo le famiglie andavano allo stadio tutte insieme, c’era un’atmosfera diversa. Oggi, purtroppo, gli interessi economici hanno preso il sopravvento: si gioca tutti i giorni, e spesso nemmeno sai quando gioca la tua squadra”.
La trasformazione è legata a un sistema dominato dai diritti televisivi e da logiche di profitto che, secondo l’ex attaccante, hanno tolto qualcosa all’esperienza collettiva e rituale che il calcio rappresentava. “Capisco che oggi ci siano ingaggi molto più alti rispetto ai miei tempi – dice – ma credo anche che ogni epoca debba essere vissuta con gratitudine. Io mi sento un privilegiato per quello che ho potuto vivere”.
“Dove sono finiti i mancini?”: l’identità calcistica che si sta perdendo
Nel corso della sua carriera, Beppe Signori ha incarnato una figura ormai rara: quella del mancino puro, letale sotto porta ma anche capace di accendere la fantasia sulle fasce. Quando gli si chiede quale calciatore moderno potrebbe assomigliargli, sorride e risponde con sincerità: “Ce ne sono pochi. Ai tempi di Firenze avevo individuato Pepito Rossi, poi Berardi… ma sono più centrocampisti che attaccanti. Non hanno le mie stesse caratteristiche”.
Per Signori, la mancanza di mancini incisivi è un segnale più profondo della perdita di certe identità tecniche e culturali nel calcio italiano. “Bisognerebbe fare qualcosa per continuare questa stirpe, che parte da Gigi Riva e ha avuto grandissimi nomi. Non voglio scomodare Maradona o Messi, ma è evidente che oggi manchi quel tipo di giocatore”. Un appello nostalgico, ma anche una critica costruttiva a un sistema che sembra non coltivare più certi profili con la stessa attenzione di un tempo.
Var, tra ironia e pragmatismo: “Forse avrei segnato ancora di più”
Tra le tante etichette cucite addosso a Beppe Signori, quella di rigorista implacabile è forse la più evocativa. In un’epoca in cui il Var non esisteva, Signori immagina che il supporto della tecnologia gli avrebbe dato una mano in più: “Credo che qualcuno oggi cerchi proprio di colpire le mani apposta, per guadagnarsi un rigore. Forse, con il VAR, qualche rigore in più l’avrei portato a casa anch’io”.
La Nazionale in crisi: “Il problema viene da lontano, dai settori giovanili abbandonati”
Quando si parla di Italia e maglia azzurra, Beppe Signori non si tira indietro. Ma non cerca scuse, né si limita a un’analisi superficiale. “La crisi della Nazionale non è un problema di oggi. È un problema che nasce tanti anni fa”, afferma con fermezza. Il cuore della questione, secondo lui, è la mancanza di un lavoro serio e strutturato sulle nuove generazioni: “I settori giovanili sono stati abbandonati. Se guardiamo le formazioni di Serie A, in media nove giocatori su undici sono stranieri. E così ai giovani italiani non viene data la possibilità di crescere, sbagliare, imparare”.
Per Signori, la carenza di ricambi in tutti i ruoli della Nazionale è la conseguenza logica di questa scelta, e solo un’inversione di rotta – con investimenti reali nei vivai e spazio ai giovani – potrà riportare l’Italia ai livelli che le competono.
SB 188 e un calcio che riparte dai ragazzi: “La passione non deve mancare mai”
Oggi Beppe Signori è molto più di un ex calciatore. È imprenditore, scrittore, ma soprattutto mentore. Il suo progetto più recente, che porta avanti con entusiasmo, è la SB 188 Academy: un’iniziativa pensata per trasmettere valori e tecnica ai più giovani, prendendo il nome proprio dai suoi 188 gol in Serie A. “Portiamo avanti questo progetto per insegnare il calcio ai ragazzi – racconta – perché è da loro che bisogna ripartire. Sono il nostro futuro”. l consiglio che rivolge a chi sogna una carriera nel mondo del pallone è semplice, ma pieno di significato: “Passione e studio. Non devono mancare mai. Non solo nel calcio, ma in qualsiasi lavoro”. Perché, anche se il calcio di oggi è diverso ciò che resta immutabile – almeno per Signori – è la forza di un sogno che nasce sui campetti polverosi, e che, con sacrificio e determinazione, può ancora diventare realtà.