D’ora in avanti l’Assegno di inclusione non sarà più garantito alle famiglie che non dimostrano il rispetto dell’obbligo scolastico per i figli minorenni. A stabilirlo è il nuovo decreto attuativo firmato dai ministri del Lavoro e dell’Istruzione, che rende operativo uno dei punti chiave del decreto Lavoro: collegare il diritto al sostegno economico pubblico all’effettivo adempimento dell’obbligo di istruzione.
Una svolta che rafforza il principio di responsabilità educativa, in un Paese dove la dispersione scolastica resta ancora un problema diffuso. In pratica, chi riceve l’Assegno e ha a carico figli di età inferiore a 18 anni dovrà dimostrare che questi frequentano regolarmente la scuola. In caso contrario, il sussidio verrà prima sospeso e poi revocato definitivamente.
Chi ha diritto all’Assegno di inclusione
L’Assegno di inclusione è uno strumento pensato per sostenere le famiglie più fragili, in particolare quelle che includono almeno un minorenne, una persona con disabilità, un over 60 o un soggetto in condizione di svantaggio segnalato dai servizi sociali. Attivo dal gennaio 2024, ha preso il posto del Reddito di cittadinanza ed è oggi uno dei pilastri del nuovo welfare italiano.
Per ottenere il beneficio, il nucleo familiare deve rispettare una serie di requisiti economici. A partire dal 2025, la soglia Isee è stata alzata a 10.146 euro, mentre il reddito annuo da non superare è salito a 6.500 euro, da calcolare secondo la scala di equivalenza prevista per l’AdI. Sono previste soglie più alte per chi vive in affitto, per le famiglie con disabili o con componenti ultra 67enni.
L’importo varia in base alla composizione familiare e alla situazione economica. In assenza di altri redditi, l’assegno può arrivare fino a 6.500 euro l’anno per l’integrazione del reddito, con una maggiorazione per l’affitto che può superare i 3.600 euro. Nei nuclei con anziani o disabili, si possono raggiungere anche gli 8.190 euro annui (esclusa la componente per l’affitto).
Il sussidio viene erogato tramite la Carta AdI e ha una durata massima di 18 mesi, rinnovabili. Ma attenzione: oltre al rispetto dei requisiti economici e di residenza, dal 2025 entra in gioco un nuovo vincolo che può far perdere tutto.
Frequenza scolastica obbligatoria: cosa cambia
La vera novità del 2025 riguarda le famiglie con figli minorenni. Il decreto attuativo firmato dai ministri del Lavoro e dell’Istruzione introduce un vincolo chiaro: per continuare a ricevere l’Assegno di inclusione, i figli devono andare regolarmente a scuola. Non si tratta di una semplice raccomandazione, ma di una condizione obbligatoria, il cui mancato rispetto comporta la sospensione prima e la decadenza poi del beneficio.
Il principio è quello di collegare il sostegno economico all’adempimento di un diritto-dovere fondamentale: l’istruzione. Chi riceve un aiuto pubblico deve garantire ai propri figli l’accesso all’educazione scolastica, considerata strumento essenziale di inclusione e riscatto sociale. La norma intende così contrastare la dispersione scolastica, ancora troppo diffusa in alcune aree del Paese.
Il controllo non è affidato all’autodichiarazione, ma a un sistema strutturato. Grazie alla piattaforma GePI, i Comuni possono incrociare i dati dell’Anagrafe nazionale degli studenti e della Piattaforma digitale nazionale dati per verificare in automatico la frequenza scolastica dei minori presenti nei nuclei beneficiari.
Se dai controlli emerge che uno o più figli non risultano iscritti o frequentanti, la famiglia riceve un avviso formale e ha dieci giorni di tempo per presentare la documentazione che dimostri la regolare iscrizione a scuola. Se la situazione non viene regolarizzata, l’assegno viene sospeso a partire dal mese successivo, mentre la riattivazione sarà possibile solo dopo aver dimostrato che l’obbligo scolastico è stato assolto.
Cosa succede se il figlio non va a scuola
Il meccanismo di controllo prevede due fasi. Nella prima, completamente digitale, il sistema GePI segnala eventuali irregolarità incrociando i dati scolastici e anagrafici. Se non risulta la frequenza di un figlio minorenne, la famiglia riceve una comunicazione ufficiale e ha dieci giorni per regolarizzare la posizione, ad esempio fornendo il certificato di iscrizione o di frequenza.
Se i documenti non vengono presentati o se l’assenza da scuola è confermata, intervengono gli assistenti sociali. Ai genitori viene chiesto di sottoscrivere un nuovo Patto per l’inclusione sociale, in cui si impegnano formalmente a far rientrare il figlio nel percorso scolastico. Se entro sette giorni l’impegno non viene rispettato, l’assegno viene sospeso e potrà essere riattivato solo dopo che la frequenza scolastica sarà dimostrata. In caso di inadempienza senza giustificato motivo, si perde definitivamente il diritto al beneficio.