Asl, nel Lazio arriva il direttore socio sanitario. Ecco cosa farà

Novità nella sanità del Lazio: arriva una nuova figura chiave nelle Asl, il direttore sociosanitario. Obiettivo? Migliorare l'integrazione tra servizi sanitari e sociali, seguendo modelli già adottati in altre Regioni come la Lombardia.
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Con l’approvazione di una nuova proposta di legge da parte della Giunta regionale del Lazio, guidata dal presidente Francesco Rocca, prende forma un cambiamento significativo nella governance delle Aziende Sanitarie Locali. Il provvedimento, fortemente voluto anche dall’assessore all’Inclusione sociale e ai servizi alla persona, Massimiliano Maselli, punta a colmare una storica distanza tra il sistema sanitario e quello sociale, due settori che troppo spesso operano in parallelo ma senza una reale sinergia.

L’introduzione del direttore sociosanitario rientra in una strategia più ampia di riorganizzazione e potenziamento dell’integrazione sociosanitaria, una sfida cruciale per le Regioni italiane, soprattutto in vista dell’attuazione del Pnrr e dell’evoluzione del modello di sanità territoriale. Il Lazio sceglie così di dotarsi di una figura professionale specializzata che possa facilitare il dialogo tra ospedali, servizi territoriali, enti locali e terzo settore, e che partecipi attivamente alla programmazione strategica delle Asl.

Ma chi è esattamente il direttore sociosanitario? Quali saranno le sue funzioni e responsabilità? Come verrà selezionato? E in che modo questa figura potrà incidere concretamente sull’organizzazione della sanità regionale? Di seguito, tutti i dettagli.

Un quarto vertice nella direzione strategica delle Asl

Finora, le direzioni generali delle Asl erano composte da tre figure: il direttore generale, il direttore sanitario e il direttore amministrativo. Con la nuova legge regionale – articolata in sei articoli – si introduce un quarto elemento, che avrà il compito di portare una visione più integrata e trasversale tra cura, assistenza e inclusione.

Il direttore sociosanitario affiancherà il direttore generale nella gestione dell’azienda, partecipando alla programmazione strategica e fornendo pareri obbligatori sulle materie di sua competenza, in particolare quelle che coinvolgono l’interazione tra sanità e sociale. Sarà responsabile dell’attuazione degli obiettivi del piano sociale regionale.

Per la nomina dei direttori sociosanitari, i direttori generali delle Asl dovranno attingere a un elenco di aspiranti in possesso dei requisiti previsti dalla norma. Tale elenco sarà formato attraverso un bando pubblico che la Regione Lazio dovrà pubblicare entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge.

Il modello lombardo come riferimento

Per comprendere meglio il potenziale ruolo di questa figura, si può guardare all’esperienza della Lombardia, dove il direttore sociosanitario è già operativo da anni. Lì, è nominato in via fiduciaria dal direttore generale e partecipa attivamente al governo dell’azienda sanitaria, contribuendo allo sviluppo di modelli di rete che integrano funzioni sanitarie, sociosanitarie e sociali.

In Lombardia, al direttore sociosanitario può anche essere attribuita la direzione della rete territoriale, con responsabilità dirette su aree delicate come salute mentale, dipendenze, anziani, infanzia e cronicità. È una figura che lavora per costruire percorsi integrati di presa in carico, garantendo continuità assistenziale tra ospedale e territorio.

Pur trattandosi di un modello diverso, la Regione Lazio sembra ispirarsi a questo approccio, adattandolo al proprio contesto normativo e organizzativo. L’obiettivo dichiarato è di rafforzare l’efficacia e l’efficienza delle risposte pubbliche ai bisogni complessi dei cittadini, in particolare quelli più fragili.

L’istituzione del direttore sociosanitario anche da parte della Regione Lazio rappresenta dunque un passo verso una governance più integrata del sistema di welfare regionale. In un’epoca segnata dall’invecchiamento della popolazione e dalla crescente domanda di servizi personalizzati, la capacità di unificare sanità e sociale potrebbe fare la differenza nel garantire assistenza continuativa, sostenibile e centrata sulla persona.

 

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