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Perché il 25 aprile si festeggia la Liberazione d’Italia

Il 25 aprile l’Italia celebra la liberazione dal nazifascismo e la fine della dittatura. Una ricorrenza che ricorda il coraggio della Resistenza e l’inizio della democrazia.
Fonte immagine: Pixabay.com

In Italia, il 25 aprile è più di una semplice festa nazionale: è il giorno in cui si celebra la liberazione dal nazifascismo, avvenuta nel 1945. 

Attenzione, perché il 25 aprile non coincide esattamente con la data della resa ufficiale delle forze tedesche e fasciste – firmata solo il 29 aprile con l’accordo di Caserta – ma quella in cui il Comitato di liberazione nazionale alta Italia (Clnai) proclamò l’insurrezione generale contro l’occupazione, dando il via a un’offensiva decisiva da parte dei partigiani. 

Non è un caso che si parli di Festa della Liberazione d’Italia. Milano e Torino furono liberate in poche ore, mentre Benito Mussolini tentava invano la fuga verso la Svizzera. La storia poi è nota: venne intercettato nei pressi di Dongo, sul lago di Como, per poi essere giustiziato il 28 aprile. 

La sua morte sancì simbolicamente la fine del regime fascista: da quel momento l’Italia poté iniziare a immaginare un futuro democratico. Oggi, quel giorno rappresenta un punto di svolta della storia nazionale, il momento in cui il Paese riconquistò la libertà, scegliendo di dire no alla dittatura e sì alla democrazia. E come tale viene celebrato in tutta Italia (qui gli eventi in programma a Roma). 

Una festa che nasce dalla Resistenza

La Festa della Liberazione in Italia venne istituita formalmente il 22 aprile 1946 dal governo guidato da Alcide De Gasperi e diventò legge dello Stato nel 1949. 

Si scelse il 25 aprile come data simbolica per ricordare non solo la caduta del regime, ma soprattutto il ruolo attivo dei cittadini nella riconquista della libertà. La Resistenza italiana fu un fenomeno politico e militare complesso, animato da partigiani e partigiane, militari sbandati, antifascisti di lungo corso e semplici civili. Il Cln riuniva forze politiche molto diverse tra loro – dal Partito Comunista alla Democrazia Cristiana, passando per Liberali, Azionisti, Socialisti e il Partito Democratico del Lavoro – accomunate dalla volontà di abbattere il regime e costruire un’Italia nuova. 

Tra il settembre 1943 e il maggio 1945, oltre 40.000 partigiani persero la vita: a loro si sommano i caduti civili, i deportati, e i militari italiani che combatterono a fianco degli Alleati. È anche grazie al loro sacrificio che nel giugno del 1946 gli italiani poterono votare liberamente e scegliere la Repubblica.

Ottant’anni dopo, una memoria ancora viva

Nel 2025 ricorrono gli 80 anni dalla Liberazione. Un anniversario importante, anche se quest’anno le celebrazioni avverranno in tono più sobrio, nel rispetto dei giorni di lutto nazionale proclamati dopo la morte di Papa Francesco

Ma la memoria del 25 aprile resta viva e centrale, anche nei momenti più delicati. Ogni anno, in tutta Italia, si svolgono cortei, concerti, letture pubbliche e cerimonie ufficiali. Il momento più solenne è la deposizione della corona d’alloro al monumento del Milite Ignoto da parte del Presidente della Repubblica. Non mancano, come spesso accade, polemiche o tentativi di riscrivere quella stagione. Ma il senso di quella giornata resta chiaro: il 25 aprile è un patrimonio collettivo. È la festa di chi ha scelto la libertà, nonostante tutto. Come ha ricordato Sergio Mattarella in più occasioni, “la Liberazione è un punto di connessione della storia del nostro popolo”, e proprio per questo va difesa. 

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